L’edificio del plesso scolastico Lipparini è un interessante esempio di architettura moderna per le sue peculiarità plastiche e per l’interessante uso del cemento armato. L’inserimento forzato, avvenuto negli anni sessanta, all’interno di un contesto storico consolidato, ha però creato uno squilibrio sia dal punto di vista urbanistico, che da quello sociale. La collettività ha sempre visto in maniera negativa la presenza dell’edificio considerandola fuori contesto. Diventa allora necessario un intervento che, pur mantenendo gli elementi fondamentali del progetto del Cilia, ricontestualizzi l’edificio nel paesaggio urbano, rendendolo piacevole anche agli occhi della cittadinanza. Viste le buone condizioni dell’immobile la demolizione sembra fuori luogo. L’obiettivo diventa allora la valorizzazione dell’edificio esistente rendendolo maggiormente pubblico, attraversabile e fruibile dalla cittadinanza. Il processo di rifunzionalizzazione necessario per rivitalizzare l’edificio, ha portato alla decisione di mantenere le scuole presenti alla luce sia della reale mancanza di sedi alternative, sia del fatto che spazi culturali dialogano istintivamente con spazi didattici: lo scambio potenziale potrebbe essere interessante. La piazza Italia acquista nuovi spazi collettivi coperti, spazi commerciali, servizi che ne potenzino la dimensione pubblica, uno spazio permeabile e un ingresso verso la Zona UNESCO. Il piano terra viene interamente destinato ad attività culturali, la struttura in calcestruzzo è liberata dai tamponamenti in muratura, vengono aggiunti nuovi volumi in vetro e ferro, disposti liberamente all’interno della struttura, che ospitano un caffè libreria sul lato sinistro (ciò rende possibile l’attraversamento verso il piccolo cortile retrostante). All’interno sono previste una sala conferenze da 130 posti e l’ingresso alla scuola Lipparini che si svilupperà ai piani superiori. Il cortile interno, (inteso finora come un retro) assume adesso una valenza nuova, è direttamente collegato alla piazza Italia, ma anche al piano terra dell’edificio Miccichè da qui al corso Mazzini e alla zona Unesco. Va inteso alla stregua di un chiostro su cui gli spazi collettivi si proiettano permettendo scambi e nuovi percorsi. Sul cortile guardano il volume trasparente della sala conferenze, uno spazio espositivo su due livelli e gli start-up per artisti del piano terra del plesso Miccichè. All’interno della scuola Lipparini il terzo ed il quarto piano raddoppiano le aule modificando la distribuzione in maniera analoga a quanto già avviene al secondo piano, questa operazione migliora la distribuzione e da un punto vista climatico elimina il calore presente oggi all’interno dei corridoi vetrati che danno sulla piazza.
La messa a punto del progetto del verde rappresenta un’opportunità per integrare ed implementare il nuovo disegno architettonico alla luce degli obiettivi di rivalorizzazione estetico-funzionale dell’edificio. In particolar modo la ridefinizione dei prospetti sulla piazza Italia e sulla corte interna del plesso scolastico passa attraverso la messa a punto di “giardini verticali” che, oltre a rendere meno invasivo l’impatto visuale delle facciate edificate, garantiscono elevati standard di confort termico ed ambientale. Le pareti vegetali verticali coinvolgono, dunque, la cittadinanza di Scicli non solo dal punto di vista percettivo della gradevolezza della nuova quinta urbana ma anche da quello della responsabilizzazione alla cura di questi nuovi micro-habitat viventi inseriti nel vissuto cittadino. Se il progetto architettonico libera al pian terreno degli spazi scolastici per destinarli ad un uso pubblico, il progetto paesaggistico integra questi obiettivi socio-funzionali, rendendo l’edificio più permeabile e più istintivamente attrattivo per tutti gli utenti delle strutture coinvolte. I “giardini verticali” divengono un tutt’uno con l’architettura della scuola e questo nuovo insieme biologicamente e socialmente attivo costituisce un filtro vivente che scandisce e ritma i tempi dello scambio continuo fra interno ed esterno dell’edificio-piazza. L’interesse dell’inserimento verde sui prospetti dell’edificio sta infatti nella possibilità di conferire a questa architettura di interesse storico un ulteriore possibilità di dialogo con il presente del vissuto cittadino. Questo camouflage vegetale rende “sensibile” la pelle dell’edificio, che diviene mutevole al cambiare delle stagioni e porta agli estremi la riflessione sul dualismo temporalità-reversibilità delle pre-esistenze costruite nella città contemporanea.
Realizzazione: 2015
Sito: Scicli (RG)
Committente: Comune di Scicli (RG)
Progetto: Giovanni Gatto – Nunzio Gabriele Sciveres – Fausta Occhipinti