La profondità cromatica della volta celeste, la monumentalità degli ulivi, l’imponenza della montagna indorata dai raggi del tramonto hanno profondamente sollecitato la sensibilità progettuale fin dal primo sopralluogo al sito di Piano Peri a Cinisi. Il raggio di luce discendente dal cielo imprime la propria energia sulla terra: dalla “cristallizzazione” della piramide luminosa prende forma il nuovo edificio ecclesiale. La copertura della chiesa si ispira simbolicamente al profilo di una grande colomba bianca che, posandosi sull’edificio, sembra fluttuare sul territorio di Cinisi. La roccia della montagna rappresenta la “quarta parete” dell’aula liturgica. Le particolari caratteristiche orografiche dell’intorno unitamente ai vincoli imposti dall’Ente Aeroportuale hanno suggerito un approccio progettuale orientato alla “orizzontalità”. Onde evitare il rischio di un appiattimento visuale e funzionale, si è deciso di intervenire anche al livello del suolo tramite una risistemazione delle quote del terreno che ha innalzato la percezione degli orizzonti visivi ed enfatizzato le emergenze naturalistiche del luogo. Idealmente, la fascia di vegetazione alla base dei monti è stata “traslata” all’interno del lotto determinando un continuum visivo e trasformando materialmente il sito in un “orto di ulivi”. Tale sistemazione è possibile grazie alla movimentazione (sottrazione-addizione) di un’ampia fascia di terreno vegetale per uno spessore di circa 2 metri. In questo modo si intercetta lo zoccolo di roccia calcarea compatta che, opportunamente trattata, rimane semanticamente a nudo costituendo la pavimentazione della nuova chiesa. L’ impianto progettuale prevede l’inserimento all’interno dello scavo di due grandi blocchi funzionali: l’edificio contenente l’aula liturgica, affiancata da due deambulatori (esterno ed interno) ed una lunga stecca collocata tangenzialmente alla chiesa sviluppata su due piani (sacrestia, nursery ed auditorium al piano terra; aule al piano superiore). Nello stesso corpo, in prossimità del prospetto ovest, sono collocate le campane: l’intero edificio potrebbe essere assimilato concettualmente e praticamente ad un “campanile orizzontale” (rispetto vincoli ENAC). Attorno all’intero complesso si sviluppa il percorso carrabile ed il parcheggio che, pur rimanendo a raso, è collocato in trincea per non interferire con i percorsi e le visuali delle nuove fabbriche. L’area nord-est, colmata dalle macerie e dal terreno di riporto, si trasforma in un sopraelevato giardino di ulivi dove è collocata la Via Crucis. Dal secondo livello della stecca funzionale
si può accedere direttamente al giardino grazie ad una grande passerella che scavalca il parcheggio ed il percorso carrabile. Un percorso ascensionale si sviluppa lungo una rampa che, partendo dal sagrato-nartece, ricuce simbolicamente tutto il complesso, fino a culminare “in cima” al “campanile orizzontale”(vista di tutto il complesso, della città, del mare, del tramonto, dell’orizzonte!) L’impianto funzionale dell’aula liturgica segue una scansione assiale che dal sagrato conduce verso la cavea e lo specchio d’acqua posti in corrispondenza del prospetto est (luogo della “contemplazione” della luce). Il prospetto est interamente vetrato si affaccia sullo specchio d’acqua permettendo la visione completa della montagna: “quarta parete” e fondale dell’aula liturgica. La piattaforma del presbiterio in calcestruzzo industriale sembra galleggiare sull’acqua e, ponendosi tra l’interno della chiesa e lo specchio d’acqua, rappresenta la “zattera di salvezza”. Questa disposizione permette un utilizzo “bi-face” dell’impianto: è possibile celebrare il rito rivolgendosi verso l’interno dell’aula oppure all’aperto verso l’acqua e la cavea occupata dai fedeli. L’impianto progettuale (sia in piano che in alzato) è caratterizzato da giaciture rigorosamente ortogonali ad eccezione delle pareti e della copertura dell’aula liturgica che sembra quasi scomporsi e deformarsi sotto la “spinta” di un’ incontenibile luce: attraverso tagli netti ed obliqui ed all’intradosso dorato, la chiesa riceve ed irradia luce all’intorno (riflessi di giorno, raggi di notte). La realizzazione del programma iconografico si concretizza tramite l’impiego di pannelli in fibrocemento traslucido – luminoso integrati nelle pareti, che generano suggestive trasparenze animate dallo scorrere del tempo e dalle variazioni di luce: raffigurazioni sacre appaiono e scompaiono come evanescenti “murales luminosi”. In contrasto con la plasticità materica delle pareti, si ipotizzano arredi funzionali al rito costituiti da opere scultoree in cristallo (“cristallizzazione” della luce divina). Il grande cono-lucernaio, oltre a captare la luce rappresenta un vero e proprio camino solare favorendo la climatizzazione passiva. Anche lo specchio d’acqua contribuisce al raffrescamento dell’edificio. L’intero estradosso della copertura potrebbe essere rivestito da pannelli fotovoltaici in tinta di ultima generazione. La riconoscibilità visiva dell’edificio-chiesa, anche in riferimento al vicino aeroporto, è garantita dal profilo della copertura.
Concorso:2015
Sito: Cinisi (PA)
Committente: CEI – Arcidiocesi di Monreale (PA)
Progetto: Giovanni Gatto, Roberto Strano
Liturgista: Sac. Girolamo Alessi
Artista: Roberto Strano
Render: Salvatore Gerbino
Video: Vincenzo Pappalardo